di Damiano Pedrotti
Le origini della pranoterapia affondano nella notte dei tempi, ma è proprio in questi tempi che essa sta prendendo nuovo vigore, per cui l’ attualità e la rinnovata ripresa di interesse su questo tema , spinge ad una considerazione razionale e seria di questa materia.
Il termine ‘pranoterapia’ deriva dalla parola sanscrita (antico idioma indiano ) ‘prana’ che designa il ‘soffio vitale’, il respiro cosmico, una sorta di energia primordiale che pervade tutto l’universo e che lo condiziona in ogni suo aspetto. Partendo da questo termine possiamo definire il pranopratico come colui che influisce sullo stato di benessere di un altro essere vivente con la semplice imposizione delle mani, utilizzando questa energia primordiale.
Per la pranoterapia la base comune, sia quella orientale che quella occidentale, è che l’uomo per vivere in salute deve essere in equilibrio. Per la medicina occidentale l’equilibrio non è altro che la distribuzione in modo equilibrato dei quattro elementi fuoco, aria, acqua e terra, di cui l’essere umano è composto; mentre per la medicina orientale, soprattutto cinese, vale lo stesso principio ma considerando che gli elementi sono cinque, e cioè fuoco, terra, acqua, metallo e legno.
Fondate su principi analoghi, le medicine tradizionali presentano numerosi aspetti in comune, sia nella sostanza che nella forma. Infatti qualsiasi sia l’ambiente culturale in cui è nata, ogni medicina deriva direttamente da una concezione del mondo che le grandi dottrine del passato, attraverso il loro testi sacri (Veda, Bibbia, etc.) e in un linguaggio accessibile all’uomo, hanno tentano di esprimere, e cioè che il benessere dell’uomo è l’espressione dell’armonia cosmica. Il benessere è da una parte l’equilibrio sinergico tra le componenti dell’uomo, e dall’altra tra l’uomo e il suo ambiente.
Il principio è estremamente semplice poiché consiste nell’apportare energia positiva dove manca, e levare energia negativa dove ne è presente una quantità eccessiva. La pratica efficace, però, richiede studio ed esperienza.
Il trattamento consiste in uno scambio vibratorio tra l’operatore e la persona da trattare, in modo da trasmettere energia di valenza positiva a quell’organo o a quella parte del corpo che ne è carente, e trasmettere invece energia di valenza negativa laddove vi è una congestione. Il pranopratico si deve attenere solo a questa regola tassativa senza lasciarsi influenzare da ogni altra cosa poiché il nostro corpo, per essere sano, deve risultare armonico ed essere in equilibrio a tutti i suoi livelli, fisico, mentale, comportamentale e spirituale. Egli andrà così a ripristinare nella persona l’equilibrio di tutti e quattro gli elementi precedentemente menzionati.
Essere pranoterapeuti non è una dote rara che appartiene a pochi, non si tratta di essere depositari di una ‘magia’ o di possedere chissà quale energia sopranaturale, poiché molte persone potenzialmente hanno questa personale attitudine. Per riconoscerla basterebbe solo rivolgersi a degli istituti specializzati dove, dopo aver fatto misurazioni scientifiche, gli esperti accertano la capacità o meno di poter diventare pranoterapeuti.
Nell’ambito di quelle che per ora sono le cosiddette misurazioni scientifiche-tecnologiche, per le misurazioni energetiche si utilizza la macchina Kirlian , un apparecchio capace di visualizzare e fotografare l’emissione del campo energetico di ogni individuo, caratterizzando segni ed aloni attorno ai polpastrelli delle dita, utili per decifrare le capacità pranoterapeutiche. Un altro apparecchio termo- medicale è la macchina tele- termometrica che stabilisce una misurazione dell’effetto termico di calore alle mani di quelle persone che si sottopongono all’esame, offrendo alcuni importanti parametri di valutazione. A queste misurazioni dovranno poi seguire corsi per l’apprendimento della tecnica, affiancati da altrettanti corsi per la conoscenza anatomica del corpo umano e delle sue svariate manifestazioni patologiche.
Il pranoterapeuta usa se stesso come ‘medicina non convenzionale’, propone un personale intervento non invasivo, spesso non tocca neppure il paziente ma impone le mani ad una distanza che reputa idonea per interagire sulle attività fisiologiche del paziente. Egli non fa diagnosi, segue le linee guida del medico curante e di riflesso quelle del paziente, si limita ad intervenire per dare sollievo stimolando il paziente ad auto guarire.
La pelle è un sensore dotato di ricettori nervosi e spesso il paziente afferma di percepire calore, flusso energetico, eruzioni, sensazioni che si spingono anche in profondità nella parte sub- cutanea e sub-muscolare.
Eliminare ansie e tensioni nervose per sedazione naturale da rilassamento facilita ogni percorso di guarigione. La pranoterapia considera l’individuo nella sua globalità: un disturbo non è che il segnale, o meglio, l’espressione di un disordine che coinvolge la persona a tutti i livelli e ne compromette il benessere. Ogni disagio è considerato come un processo instabile, uno schema di relazione disarmonica quando le difese sono indebolite e le risorse esaurite, e una molteplicità di fattori concorre a crearlo.
Il pranoterapeuta deve ripristinare le capacità di recupero e le forze del corpo che costituiscono la condizione di benessere. Se si riorganizza lo schema esistente di disarmonia in uno schema di relazione armonica, la causa originale del disturbo sparirà perché le condizioni nelle quali era radicata la disarmonia cessano di esistere. Naturalmente sta poi alla persona riuscire a mantenere lo stato di equilibrio indotto da una seduta di pranoterapia, divenendo consapevole della causa che ha prodotto quella disarmonia psichica iniziale che si era resa poi manifesta in un malessere fisico.
Per le discipline olistiche l’uomo non è malato perché ha una malattia, ma ha una malattia perché è malato soprattutto ad un livello più sottile, emotivo o spirituale. Ogni problema è l’espressione della rottura del ritmo interiore del microcosmo- uomo non più in collegamento con la dimensione più interiore e profonda.
Per essere un buon pranoterapeuta è necessario quindi che la teoria, la pratica e l’intuizione si fondino insieme affinché mente, corpo e spirito possano lavorare come un’unica entità capace di ricreare il potenziale di benessere in coloro che lo richiedono. Il pranoterapeuta, oltre ad avere capacità di gestione energetica, deve essere motivato nel suo lavoro e disponibile con la realtà della persona, ma soprattutto deve essere appositamente formato in specifiche scuole per essere un professionista del ‘prana’. Damiano Pedrotti