PROSERPINA, IL RITORNO DELLA GRANDE DEA
Con questo articolo vorrei fare luce sul primo dei due pianeti trans plutoniani scoperti di recente, nel 2006 gli astronomi hanno infatti catalogato due nuovi pianeti oltre l’orbita di Plutone. Grazie alle sue ricerche e ai suoi studi atti alla decifrazione dello Zodiaco, l’astrologa Lisa Morpurgo già dalla fine degli anni settanta ne aveva ipotizzato l’esistenza di due pianeti con metodo induttivo e ne ha descritte le caratteristiche fondamentali nei suoi libri. Aveva identificato il primo pianeta trans plutoniano come rappresentativo dell’Archetipo della Grande Madre, portatrice del dono incommensurabile della Vita e gli aveva dato il nome di Proserpina, dea della Terra capace di sublimarne l’energia e trasportarla dalle più buie profondità uterine alla manifestazione dove la Natura ne incarna tutta la bellezza. Questo pianeta è stato scoperto proprio in questo periodo storico in cui stiamo vivendo la rinascita del Femminile, il suo ciclo planetario è lunghissimo e con il suo passo non determina le generazioni ma le ere. Al momento della scoperta da parte degli astronomi avvenuta qualche anno fa, Proserpina era il nome che gli scienziati gli avevano attribuito, ma in seguito l’hanno modificato in Eris, Archetipo femminile del conflitto e della discordia.
Che cosa impedisce al grande Archetipo della Madre di farsi palesemente presente nella nostra coscienza ed essere quindi da noi vissuto nella sua piena espressione? Perché il pianeta di recente scoperta che lo rappresenta non può essere nominato Proserpina, dea della Terra, ma deve echeggiare ancora una volta come una forza disgregante attraverso il suono del nome Eris, dea della discordia? Discordia, divisione, e quindi dualità, sembra che ancora, per qualche arcano mistero, il Femminile debba mantenersi frammentato in se stesso, spezzettato in tante piccole parti e privato della sua vera forza, come se quella sua profonda ferita infertagli in un tempo lontano non si dovesse mai rimarginare.
Nel linguaggio astrologico la Luna sembra essere l’Archetipo della Madre, ma il suo continuo cambio di forma e di vestito in cui si propone nel corso delle sue fasi lunari, sembra renderla incostante, vulnerabile, incapace di mantenersi radicata, ed è forse per questo che incontrandola nel nostro viaggio tra i segni zodiacali, la troviamo sempre accompagnata da Venere che la sorregge in quella funzione di madre e sposa in cui lei si rispecchia, entrambe governano infatti Cancro, Toro e Pesci.
Con Venere, però, la Luna non può entrare in completa risonanza, non può amalgamarsi, troppo diverse sono le caratteristiche che le contraddistingue. Lei, la Luna è legata a quelle emozioni perennemente sospese in un mondo irreale e privato della parte terrena, ed è anche Maria vestita di bianco ed azzurro assunta nei Cieli, pura, candida senza peccato perché incapace di sentire la passione del corpo.
Nel suo domicilio in Cancro, la Luna è vicina al Sole, signore del Leone segno contiguo, insieme essi formano la coppia genitoriale ormai conclamata, appagata, in cui le due polarità maschile e femminile sembrano poter integrarsi. Ma ciò sembra essere illusione poiché tra di loro non vi è dialettica né confronto ma un avvicendarsi di luce e ombra in cui, a turno, essi se ne concedono il dominio, la Luna diventa regina della notte e il Sole reggente del giorno. Sono loro, i due luminari, che determinano il ciclo perfetto delle stagioni, delle lunazioni, in definitiva della vita sulla Terra, senza però mai compenetrarsi in un unicum, non vi è fusione ma incessante alternarsi.
È l’altra Maria, Maria Maddalena vestita di verde e di rosso, la Madonna Nera di tellurica natura, che ci può riportare agli antichi splendori della Grande Dea poiché ultimo anello di una lunga collana di figure mitiche susseguitesi lungo lo scorrere del tempo delle varie epoche e che hanno rappresentato il grande Archetipo Femminile. Andando a ritroso incontriamo Proserpina, Demetra, Iside, Isthar, mitiche figure tutte legate da un filo conduttore che le colloca a contatto con l’Ombra, è il Buio ove dimora la Dea nel suo aspetto più distruttivo perché divisa in due, la parte luce della Dea Bianca e la parte tenebrosa della Dea Nera. La divisione tra luce e buio è avvenuta al subentrare dell’onda di Patriarcale natura, ma una e una sola è la Dea, e così deve ora ritornare ad essere per risanare quella ferita che ogni donna, e ogni uomo, inconsciamente porta dentro di sé.
Per una legge perfetta che vede alternarsi la notte e il giorno, lo Yin e lo Yang secondo un modulo che si riflette nell’infinito piccolo così come l’infinito grande, la Grande Dea ha visto offuscare la sua luce dapprima brillante d’oro e d’argento per pian piano affievolirsi sempre di più fino, e la sua essenza profonda collegata alla forza guaritrice della Terra si è ritrovata smembrata, soggiogata dalla supremazia maschile che l’ha relegata a un ruolo minore, costretta a dimorare nella parte più nascosta dell’anima e a volte trasformata in dea ‘furiosa’ con una volontà distruttiva.
Facile è allora diventato non riconoscerne più la vera forza che ha come base, come input supremo, l’accettazione della vita quale ciclo perenne di nascita-morte-rinascita nell’incessante unione e divisione degli opposti, indispensabile quale fondamentale movimento creatore di vita. E’ l’eterno ruotare dell’Ouroboros, l’Anello-Serpente con cui si può giocare e trasformare in un serpente che si srotola e procede nel suo moto sinuoso, poiché aprendo il cerchio esso può diventare un’onda che perfettamente descrive la ciclicità.
La scoperta del nuovo pianeta, Archetipo della Dea Madre, ci può condurre verso una nuova consapevolezza del Femminile quale scrigno prezioso in cui si compie il mistero della creazione, il crogiolo dove si consuma quel processo in cui ogni cosa perde la sua identità per assumerne un’altra, nuova e completamente diversa.
Nel nostro viaggio attraverso lo Zodiaco, nella dialettica tra Ariete/Bilancia e Toro/Scorpione, incontriamo altre due coppie di pianeti di opposta polarità che proprio questo producono, sono Venere/Marte, Plutone/Proserpina. Venere e Proserpina di valenza femminile governano Toro e Bilancia, Marte e Plutone di valenza maschile sono signori di Ariete e Scorpione. Nella loro opposta complementarietà questi pianeti vivono un vivace confronto, un dare e un avere in un rapporto davvero stimolante, tra loro non vi è quel matrimonio dettato da regole ferree ma sicuramente il desiderio di unirsi in un abbraccio e diventare uno. Si oppongono e si attraggono, si prendono e si lasciano, si accoppiano, creano, e si abbandonano a questa eterna appassionante danza. Venere e Proserpina diventano dunque la Coppa del Graal dove Marte e Plutone trovano il terreno perfetto in cui liberare, scaricare, depositare. Su come questo avviene ci viene descritto e tramandato da miti, favole, antichi racconti di saghe dove dei e dee interpretano se stessi mossi da una Regia che sta al di là della scena. È questo il vero atto creativo che produce la vita come momento evolutivo.
L’unione dei due principi maschile e femminile è ben visibile in un disegno alchemico di Robert Fludd dove i due triangoli di luce e di buio si incrociano, si compenetrano e grazie alla loro unione si crea al centro un sole di radiante energia.
E il Serpente compare nuovamente sulla scena quale grande simbolo di antica memoria che descrive il magnetismo e l’attività dell’energia sessuale, e poiché nulla si crea e nulla si distrugge, in realtà il Serpente rappresenta la TRASMUTAZIONE, processo energetico che avviene nel crogiolo-utero, contenitore capace di accogliere e permettere questa alchimia della vita.
Più di tutti è l’asse Toro/Scorpione che meglio descrive queste nozze alchemiche tra Plutone e Proserpina. E sono le stesse sacre nozze che anche in noi possono avvenire tra la nostra parte maschile e quella femminile, lo Hieros Gamos che la forza dell’Eros produce nell’istante stesso in cui il Serpente si srotola dalla base della nostra colonna vertebrale, sua sede terrena, e prende la via del Cielo, ed è così che diventiamo noi stessi l’Albero del Mondo. Questo movimento ascensionale dell’energia vitale non è conosciuto solamente nella tradizione orientale, dove viene descritto come il risveglio di Kundalini, ma ben noto anche al popolo Maya e agli alchimisti della nostra tradizione mediterranea.
L’energia di Eris ci mantiene nella dualità e nell’ormai vecchio schema mentale per cui ciò che non è ufficialmente avallato dal potere gerarchico, qualsiasi esso sia religioso o sociale, ci mantiene nel senso di colpa e del tradimento. Ancora una volta soggiogati e divisi, la dualità ci rende insensibili al richiamo della Terra che, essere vivente e madre, costantemente ci nutre.
Eris contrasta Eros che in modo naturale e spontaneo conduce alla creatività più profonda e mette in moto in noi quella forza del Serpente che collega la nostra parte cosmica con quella terrena, è così che entrambe ci possono ispirare e in noi respirare. E perché dunque non vedere Maria anziché nell’atto di calpestare il serpente, in quello di palesare la sua forza vitale legata alla potenza che invece il serpente rappresenta, e implicita nel fiorire della sua bellezza terrena?
Maria Maddalena, la Madonna Nera col Bambino, viene rappresentata all’atto di palesare nella sua mano la Terra, il pianeta azzurro reso tale dall’influenza della Luna che con la sua forza di attrazione mantiene le acque sulla superficie. Ed è così che attraverso l’apporto lunare, la Terra, umida, si fa Amante e poi Madre.