… e Sogni

IL SOGNO IN ASTROLOGIA

Tratto da un seminario con Roberto Sicuteri

   Volguine,  Muchery hanno lavorato a questa ricerca sui sogni.  È un campo però abbastanza vergine che forse potrebbe darci delle indicazioni interessanti  perché oggi sappiamo  nella psicologia del profondo che il linguaggio simbolico dei sogni come linguaggio  peculiare della psiche umana,  può avere degli agganci e delle connessioni non solo simboliche  ma anche proprio a livello archetipico, con il linguaggio dell’astrologia.  Il sognare può avere delle connessioni e dei legami con il  ‘vivere gli astri ’.

Il sogno da un punto di vista storico.

    Il sognare è un’esperienza assolutamente soggettiva e particolarissima dell’essere umano. Il sognare è un’esperienza comune a tutti gli esseri mortali,  però la scelta del linguaggio  e  l’esperienza che il soggetto fa del sogno è unica e  irripetibile. Questo già lo si può accostare  all’irripetibilità  e  unicità del tema  astrologico  perché esso definisce in maniera specifica la soggettività del valore creaturale dell’individuo.  Così succede anche in un’analisi del profondo  che è della persona e quindi irriproducibile  e non accostabile  a  nessun’altra analisi. Quindi quando  si parla del sogno si parla di oroscopo del sogno.  Il sognare è un’esperienza assolutamente individuale  e non è facile poter dare delle definizioni  ‘da manuale ’. Il sogno dunque è un’esperienza soggettiva che l’uomo ha sempre vissuto come il mettersi  in contatto con un mondo contraddistinto dal  mistero e dall’indecifrabilità.

Nell’antichità  l’uomo proiettava la propria anima  ed il proprio mondo interiore  sul mondo esterno circostante. Questo è ciò che noi chiamiamo ANIMISMO.  L’ animismo era il principio dell’oniromanzia  dove tutti i riferimenti esterni della Natura  -alberi, fiumi, monti, pianure, etc. –   erano caricati di valori significativi misteriosi e anche sacri che venivano poi interpretati. Nell’animismo  démoni   e  angeli,  forze positive e forze negative  erano proiettate sugli oggetti   e  sugli elementi della Natura,  per cui quando l’individuo entrava in contatto con queste esperienze si creava un rapporto interno ed esterno. Ben  presto l’uomo ha messo in rapporto proiettivo  il suo sognare con l’ambiente esterno.  Naturalmente questo è stato il processo fondamentale che ha portato l’uomo a rapportarsi  a dei principi trascendenti.  Si costituiva così la sfera sacra e la sfera umana.
La proiezione dei contenuti psichici interiori dell’uomo  ha preso ben presto la strada  fuori dalla terra.  Infatti come sappiamo  l’uomo ha cominciato  a proiettare  questi contenuti e quelli del sogno nel cielo,  perché essendo il cielo una dimensione così trascendente e così staccata dalla terra,   l’uomo poteva visualizzare il rapporto tra se stesso e  ciò che era superiore a lui come rapporto tra la terrestre pesantezza della materia ed invece  la levità dell’aria  in cui era possibile reperire un’idea di libertà e  di uscita dalla dura condizione terrestre e fisica.

 Particolarmente importante per noi  è l’esperienza che è stata fatta dai Greci: il sognare come esperienza di rapporto tra microcosmo e macrocosmo,  come esperienza tra il livello umano  ed il livello  divino degli déi  che erano già stati proiettati nel cielo.  Abitavano sull’Olimpo sempre  al di sopra e al di fuori dell’uomo,  anche se per altri versi gli déi scendevano sulla terra e si invischiavano con gli uomini intrecciando con i mortali le loro vicende.    Lì per altro c’è una saggezza psichica.  Sono proprio i Greci che ci hanno insegnato come mischiare  il trascendente e  l’immanente,  come il mortale si lega con l’immortale, il finito con l’eterno.  Noi abbiamo poi operato una separazione tra questo mondo e l’altro mondo,  tra vita e mondo post mortem. Non c’è allora più fluidità e continuità.  Anche il nostro sognare  rimane abbastanza terrestre,  immanente, non ci consente più tanto di poterci mettere a contatto  con le nostre soggettive dimensioni trascendenti.    Per questo soffriamo la perdita del Dio,  soffriamo la teologia della morte, soffriamo questa immanenza che ci costringe a non avere confini oltre l’uomo  e ad una finitezza che fa soffrire l’uomo.  I Greci invece consideravano il sognare come il  dialogo con le potenze fuori da sé, potenze che erano déi,  diventati poi anche pianeti ed astri,  così come gli déi erano situati intelligentemente e  popolavano i fiumi, le fonti,  le sorgenti,  le colline, i monti e così via.  Questa sacralità si espandeva un po’ ovunque.
Il sogno è l’espressione della parte più nostra della personalità che noi nascondiamo a noi stessi perché abituati  all’estremizzazione della razionalità.  Noi viviamo più consci, più con l’io che non con l’anima e la dimensione psichica.

Per  parlare degli esempi  dei Greci,  possiamo ricordare  dio Hermés  nella  sua configurazione di Asclepio,  che era preposto alla cura di mali e al risanamento degli uomini che soffrivano.  A Pergamo e a Delfi c’erano dei templi dove i nevrotici, i disturbati si concentravano in attesa di essere chiamati dal sacerdote per poter essere curati proprio con una terapia psichica che era letteralmente imperniata sul sognare.  Questa terapia sul sognare veniva integrata con bagni, abluzioni, esercizi fisici.  Quello che in sostanza noi chiamiamo oggi ludoterapia, ergoterapia, musicoterapica. Abbiamo un documento di Elio Aristide molto interessante  del quale di recente è stata fatta una traduzione in italiano intitolato  ‘I discorsi sacri ’  ed. Adelphi. Elio Aristide era così spaventato  e  timoroso di perdere la propria personalità e la propria identità, che ha voluto scrivere via via tutta la sua terribile e dolorosissima storia di sofferenze fisiche e nevrotiche. Tutti i suoi sogni  e tutto quello che si svolgeva nel suo processo di guarigione con la terapia di Pergamo  è molto interessante perché ci fa proprio capire come l’uomo, con tutta la ricchezza  del suo linguaggio simbolico interno psichico  -il sognare-  si metteva in contatto prima con il sacerdote e poi con Dio tramite il sacerdote.  Venivano portati i sogni al sacerdote il quale giudicava quello che poteva essere detto o fatto al malato. Il sacerdote  dava delle indicazioni di comportamento e lo riconsegnava al suo  sognare.  E nel sognare (sono testi più che attendibili)  il malato parlava con il dio che gli dava  indicazioni sempre in chiave simbolica. Scrive Elio: “ mi veniva detto ‘domattina vai a fare un’abluzione al tale fiume ’  oppure ‘domani fai il digiuno ’   oppure ancora  ‘ti percuoti le mani con un giunco ’ ”.  Una volta  il dio gli indicò di andare fino a Roma.  Impiegò tre mesi ed arrivò quasi distrutto a causa di inenarrabili  sofferenze psicosomatiche  come polmoniti, coliti, etc.  Dopo di che è guarito e ha cambiato la sua vita.

 Un’altra testimonianza interessante è ‘ Il libro dei sogni ’ di Artemidoro  grande studioso dei sogni  e del loro linguaggio simbolico, mentre Aristide ci dice che il suo modo di pensare, sentire, vivere psichicamente i suoi disturbi e turbamenti era  in definitiva un lasciar parlare i sintomi simbolicamente. Quando parlava del suo mal di stomaco, parlava delle sue rimozioni represse. Il suo sentirsi raffreddato erano i suoi grossi timori di non essere riscaldato dall’amore degli altri e dal dialogo, aveva infatti il complesso di non saper parlare con gli altri e quindi soffriva questo freddo fisico. È chiaro che si trattava di un linguaggio simbolico che  lui andava a  cercare dal sacerdote e dal dio nel sogno. Già qui si può capire l’accostamento tra un Aristide che sogna ed un essere fuori del mondo che è  il dio, il macrocosmo.  Il medium diventa il sogno e per noi può diventare l’oroscopo.  Allora  il linguaggio del sognare è espressione di energia che va aldilà dell’uomo  e può diventare anche il tema astrologico.
Artemidoro era invece molto più riduttivo, lo si potrebbe definire un freudiano ante litteram. Aveva un processo riduttivo tipo  ‘sognare fazzoletti pieni di lacrime porta ad una disgrazia che ci farà piangere ’  dove c’è un certo letteralismo.   Noi nel corso dei nostri studi abbiamo avuto invece esempi di uso estremamente simbolizzato e simbolizzante del sognare.
Sono stati gli Assiri Babilonesi che hanno invece più facilmente messo in rapporto l’inconscio con il cielo e quindi con gli astri.  Sono stati loro che ci hanno dato notizie fondamentali sull’astrologia e sul valore simbolico degli astri. Nell’area caldea mediterranea il popolare il mondo di déi e di principi trans umani  ha preso la direzione del cielo.  Nel cielo c’erano i pianeti ed è stato quindi inevitabile che l’uomo abbia assegnato ad essi un valore sacro, divino. Da ciò sono venuti fuori Selene, Ares, Zeus, quegli déi che sono sempre stati in cielo.
Il momento in cui è avvenuto un aggancio tra il linguaggio simbolico  del sognare e il linguaggio dei pianeti e degli astri  in senso astrologico rimane molto oscuro. Bisognerebbe fare delle ricerche sui testi ebraici e sanscriti per poter trovare i momenti storici documentati che ci diano indicazione di quando è iniziata la fusione dei due linguaggi.
Nella dinastia cinese CIU del periodo a.C. c’è un libro citato da Volguine dove sono descritti alcuni  riti religiosi  in cui si incontrano gli astri con i sogni. Lascio a Volguine la responsabilità della veridicità delle fonti anche se probabilmente in questa dinastia cinese già c’era la  modalità di usare i simboli dei sogni insieme ai simboli degli astri. Anche nei I CHING  c’è qualcosa di simile negli elementi  (fuoco, terra, acqua,….)  e nelle descrizioni sul divenire. L’occultismo orientale  poi  ha messo addirittura in relazione  i sogni con gli astri, e Volguine ancora cita  un autore indiano dedito alle esperienze religiose che usava  gli astri come confronto con l’essere umano.
L’autore arabo francese  Sebir   nel libro dei sogni, collega addirittura  la pratica occulta dell’interrogare  e trattare i sogni con le ore planetarie.  Lui dice che gli arabi hanno lasciato libri di oniromanzia  anche se  molto empirici  senza metodi né chiavi.  Si suppone che avessero un metodo segreto di interpretazione basato sull’astrologia ricevuto dai Rosacroce egiziani.  In esso si riconoscono le tracce dell’opera di  Jean Delon curato di  Villemont.  Si tratta delle ore planetarie in cui i segni venivano messi sull’ora corrispondente. Quando avveniva un sogno  veniva strettamente correlato e messo  dentro lo Zodiaco per vedere quali tipi di pianeti agivano. Una cosa del genere doveva essere abbastanza sommaria, c’era però qualcosa già in questa rudimentale modalità.  Prendiamo l’ora planetaria di Marte,  volevano vedere se un segno che portava fuori valori fuoco poteva essere suscitato e suggerito da Marte,  oppure, se c’era l’ora planetaria del Sole nel segno volevano cercare l’analogia con l’ora del Sole,  e così via.   Era un tentativo di collegamento basato però sul confronto,  si voleva cioè  verificare se fosse valido il linguaggio dei sogni rapportato al valore degli astri.

 Questo tentativo ha determinato anche la ricerca di Volguine perché, come più grande studioso dell’analogia tra i sogni  e l’astrologia,  è stato il primo ad aprire la strada nel vedere come funzionano  i simboli dei sogni  analogicamente e parallelamente  con il linguaggio degli astri,  trovando indiscutibili corrispondenze. Da quel punto in poi però, la ricerca si è un po’ fermata. Accertato che l’oroscopo di un sogno fa corrispondere le due simbologie  onirico e astrologiche, occorre andare oltre. E’ quindi possibile interrogare l’oroscopo di un sogno fatto in una certa notte ad una data ora per vedere e ricevere delle indicazioni di ordine psicologico-analitico  che  diano informazioni sullo sviluppo di una certa tematica  e di una certa dinamica?. (continua)

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Laura Bottagisio

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