CARAVAGGIO: I quadri come riflesso dei transiti planetari sul suo tema natale

Relazione Astrologica di Cristina Costantini

presentata a Torino settembre 2011
alla Giornata di Studi Astrologia Morpurghiana

Michelangelo Merisi (Caravaggio o Milano 1571 – Porto ercole 1610) è il maggior pittore italiano del ‘600 e uno dei massimi di tutti i tempi. Caravaggio affronta senza mezzi termini il problema esistenziale dell’uomo, il suo dramma nella ricerca della verità, una verità non imposta dall’alto, non supinamente accettata. È la verità delle cose stesse: la rappresentazione della realtà che appare agli occhi della società contemporanea, talmente sconvolgente da essere scambiata per brutale volgarità.
Questo lavoro non vuole proporsi come una lettura del tema natale di Caravaggio, ma come un’interpretazione dei transiti sul tema dell’artista e dei loro effetti sulla produzione e sull’evoluzione del suo stile, da quando lasciò la Lombardia per venire a Roma, fino ai suoi ultimi giorni. Per brevità di trattazione prenderò in considerazione le circostanze fondamentali che hanno determinato il successo e i conflitti dell’artista. Analizziamo brevemente il tema natale, che purtroppo non avendo l’ora di nascita sarà incompleto. Caravaggio nasce con il Sole a 15 gradi della Bilancia, senza aspetti, con la Luna presumibilmente a 25° dell’Acquario, Mercurio congiunto a Saturno in Scorpione, Venere a 26° della Vergine opposta a Plutone a 22° dei Pesci, congiunta a sua volta a Giove a 14 °; Mercurio si trova a 2° dello Scorpione congiunto a Saturno a 4°. Marte a 22° del Leone opposto alla Luna, Urano a 4° del capricorno con una opposizione larga a Nettuno a 25° dei Gemelli. Oltre a queste pesanti opposizioni, il tema natale evidenzia un grande trigono tra la Luna e Saturno a loro volta trigoni a Nettuno che è anche lui a 120° dalla Luna. Inoltre vi è un sestile tra Mercurio e Saturno ad Urano, un sestile tra Marte e Nettuno. Una quadratura tra Venere e    Nettuno, che a sua volta quadra Plutone. Ad un Sole cosi isolato si aggiungono Marte e Plutone esiliati in Bilancia e nel tema lesi da opposizioni, Marte con la Luna e Venere (cosignificatrice della Bilancia opposta a Plutone).
Si evidenzia un conflitto tra la sensibilità e l’aggressività, un comportamento discontinuo e suscettibile. L’urto tra affettività (Venere) e volontà creatrice (Plutone) avrà conseguenze dolorose sul piano del destino personale e frustrante sul piano del carattere. Venere non è mai recuperata anzi è anche quadrata a Nettuno, per cui si acuiscono la tensione fra l’affettività e gli strati più profondi della sensibilità, tra la capacità d’amare e la possibilità di metamorfosi; la difficoltà a concretizzare genialmente il contatto sensibile con il mondo reale e difficoltà sull’indirizzo dei propri affetti. Inoltre la capacità di metamorfosi diventa costante inquietudine. Il buon aspetto tra Luna e Mercurio recupera il quadrato tra Venere e Plutone inserendolo in una componente di genialità. Nonostante questa analisi di quadrati e opposizioni che sono alla base del comportamento di Caravaggio e che lo porterà ad una serie di situazioni drammatiche e violente, tanto da guadagnarsi la fama di “pittore maledetto”, la fama da lui raggiunta si spiega con il grande trigono.
Caravaggio, arrivato a Roma tra il 1592-93, affronta una realtà ostile segnata da privazioni e da conseguenti malattie e sono anche gli anni in cui Clemente VIII viene eletto Papa, il quale con una violenta sferzata repressiva aveva deciso di ripulire la vita di strada a Roma, con le sue osterie, le sue botteghe e i campi di pallacorda ove Caravaggio viveva. Questo episodio lasciò un profondo segno nella psiche dell’artista, che si rifletterà su alcuni dei suoi quadri. Tra il 1593-94 dipinge ‘La Buona Ventura’, e ‘I Bari’, due opere nelle quali la vita semplice ed urbana era trasposta con totale fedeltà al vero, queste opere gli aprirono le porte dei palazzi degli aristocratici e consentendogli inoltre di uscire dal1’indigenza, difficile riconoscere quali fossero i motivi che determinarono una tale fortuna, per due soggetti, che teoricamente erano in assoluto contrasto con il senso comune di quegli anni.   ll 1593 inizia con il transito di Giove ai primi gradi del Capricorno su Urano radix opposto a Nettuno radix e sestile a Mercurio congiunto a Saturno radix e Urano opposto a Sole radix; ciò si traduce in un periodo in cui l’artista si accosta a una visione più serena della vita (Giove – Saturno) assicurandosi una posizione di prestigio favorita dalla fortuna (una delle sue opere si chiama appunto ‘La buona ventura’). Giove su Urano associa ad un nuovo vigore artistico il fiorire di circostanze professionalmente favorevoli (transito in sestile di Giove su Mercurio e Saturno); la notevole intelligenza di nascita viene quindi esaltata dal transito dell’astro, non è un caso che l’altra opera si chiami “I Bari”, il quadro si connette a Giove di transito che si oppone a Nettuno radix e fa il sestile con Mercurio. La furbizia di Mercurio viene sollecitata dal transito di Giove per finalizzarla a scopi poco chiari (Giove opposto a Nettuno).

Ma torniamo al dipinto ‘La buona ventura’ (uno dei pochi sereni), ci troviamo di fronte ad una raffinata trasposizione del gioco di sguardi (Giove), e di espressioni tra una giovane zingara che, nel leggere la mano (Urano) ad un cavaliere intento ad ascoltare le parole della donna, gli sfila l’anello (Mercurio in Scorpione trigono a nettuno in Gemelli); le figure sono inserite in un contesto di pacifica quiete (Giove pianeta transitante). Poiché Mercurio attiene alle braccia, esse sono quasi le protagoniste della scena. E’ in questo panorama astrologico che dipinge il riposo nella La fuga in Egitto, anche qui le braccia reggono la scena: Giuseppe mostra lo spartito all’angelo che sta suonando (di una bellezza così perfetta e luminosa che trasporta la scena da un piano reale a quello ideale, ma ecco le ali scure che ci riportano nella realtà. Non quelle di Gabriele come allusione all’ Annunciazione, ma quelle cupe di lucifero, angelo del male, colui che ha indotto Eva ed Adamo a peccare; antefatto alla nascita di Gesù e poi la salvezza dell’umanità. L’angelo non ci deve ispirare religiosità, nemmeno Maria, stanca come una donna qualsiasi con tra le braccia Gesù; senza pretese di divinità, perché la divinità è nell’insieme, nel tutto, nella natura, nella semplicità delle cose, nella serenità della scena. (Giove). ln questa semplicità che rende divino l’umano nell’accettazione di  colpe da Lui non commesse; la giustizia (Sole in Bilancia): ” Hai peccato con la disobbedienza, e ti salverai con l’obbedienza”; non l’amore-perdono gratuito, ma meritato, ragionato, (Sole in Bilancia e Venere in Vergine).

ll 1597 è un anno altrettanto importante nella vita di Caravaggio; importanti transiti sul tema natale si rifletteranno anche sul 1598. Urano transita opposto al Sole, Nettuno su Marte e in opposizione alla Luna. Sono transiti che influenzeranno notevolmente lo stile dell’artista suscitando fantasmi sopiti dall’intensità del successo conseguito, successo che recherà sviluppi radicali alla sua esistenza (Urano opposto al Sole), e delineati dall’incontro a Roma con due personaggi influenti: il Cardinal del Monte e Giustiniani. Ma il conflitto tra Nettuno transitante e la Luna radix sollecitano l’inquietudine ed il malcontento; la carenza di autocontrollo e di equilibrio interiore si uniscono alla genialità, stimolata con una duplicità intuitiva colma di suggestioni spesso logoranti. Con il transito di Nettuno su Marte l’aggressività è indotta a manifestazioni più complesse, governate dall’intuito. La metamorfosi si orienta verso l’azione ed il concretamento immediato. Riemerge la fusione emotiva che suscita l’irritabilità, la suscettibilità ombrosa e vendicativa nonché l’esplosione incontrollata della fantasia.È in questi anni che la sua pittura si fa oscura, densa e aggressiva, svaniscono i fondi ‘lombardi’ e giorgioneschi per dar luogo alle ombre e alle suggestioni luministiche, è da qui in poi che riemergerà il messaggio di morte insito in tutte le sue tematiche.

È di questi anni il quadro ‘Il canestro di frutta. È una natura morta, si, ma quella di Caravaggio è morta due volte: la bacatura della mela, la spaccatura del fico maturo, la sbaccellatura delle foglie ritorte. A questo quadro seguirà “Davide e Golia”,  e “La medusa”. ‘Davide e Golia’, un tema frequentemente rappresentato dall’artista, appare lontano dalle interpretazioni eroico-intellettualistiche sviluppate fin dal 1400 intorno alla figura del Davide. Caravaggio infatti rappresenta l’eroe quasi bambino alle prese con i capelli di Golia, inscenando una trasposizione della lotta tra il bene e il male ove Caravaggio si identifica nel fanciullo (Nettuno opposto alla Luna) che prevale sulle proprie pulsioni negative – Golia (Nettuno che transita su Venere radix).

Il 1598 si apre con un cielo molto significativo: Marte retrogrado transita su Nettuno radix e opposto a Urano stimolando inoltre il grande triangolo; Giove a giugno transita nello stesso grado di Marte transitante, mentre Nettuno persiste su Urano insieme a Plutone opposto al Sole. Abbiamo un’eccedenza di transiti molto forti, tanto che ‘La medusa’,  opera dipinta nello stesso anno, più che avere lo sguardo mostruoso che muta gli uomini in pietra, sembra inorridita (un transfert) presagendo l’inferno, interiore ed esteriore, (Marte che dinamizza l’opposizione Nettuno Urano con le relative conseguenze) che lo travolgeranno. Il 1599 inizia con Marte transitante su Urano radix opposto a Nettuno, Giove transitante in trigono a sé stesso, Saturno sul Sole; Nettuno permane su Marte e opposto alla Luna. Vi è reciprocità e alternanza tra Marte e Nettuno; i due pianeti transitanti infatti ricadono sugli aspetti negativi del tema di base. Inoltre Plutone è sempre opposto al Sole. In questa visione i transiti di Saturno e Plutone al Sole sembrano i più drammatici. Nonostante il successo crescente, Caravaggio non solo esamina criticamente il valore della sua vita, ma il valore della stessa esistenza umana; si aggravano i suoi pensieri di morte (transito di Plutone) e il desiderio di affrontare rischi potenzialmente lesivi, causando esiti negativi sia per la creatività che per la carriera. È proprio in questo periodo che viene affidata all’artista la sua prima opera pubblica: la cappella Contarelli, che riproduce episodi della vita di San Matteo; il più significativo è la vocazione del Santo.  In questa scena è illustrato il passo evangelico che narra la chiamata inaspettata del pubblicano Matteo, seduto al suo banco di gabelliere: “seguimi gli dice Gesù, e quello alzatosi lo segui” Caravaggio accentua il significato della fede (Giove nei pesci) che tocca improvvisamente chiunque anche il peccatore (se stesso?). La scena si svolge in un ambiente buio e squallido, è il momento della riscossione delle tasse. Il significato del fatto narrato, la grazia che discende nel buio del peccato (Plutone opposto al Sole), è reso mediante la luce, della quale non ne conosciamo l’origine fisica, non proviene dalla finestra, proviene intensa ed obliqua da destra, sopra la testa del Cristo, è una luce morale. La radiografia del dipinto ha mostrato che la figura di San Pietro è stata dipinta in un secondo momento sovrapponendosi a quella di Gesù, forse il ripensamento dell’artista allude a Papa Clemente VIII con il suo strapotere, rappresentato da san Pietro che mette in secondo piano Cristo e il suo messaggio di perdono, infatti il braccio di Gesù si solleva con indolenza, la mano è debole, il volto è malinconico. Caravaggio si identifica nella sua apparente prostrazione (Saturno e Plutone transitanti). La figura di san Pietro simboleggia anche l’opposizione della Chiesa (Plutone opposto al Sole) ad alcune sue interpretazioni iconiche, ritenute blasfeme. E’ in questa cappella che la prima versione di ‘San Matteo e l’angelo’ verrà rifiutata poiché i piedi sono vistosamente in primo piano e la mano dell’Angelo guida quella di san Matteo toccandola mentre l’insegnamento deve essere mentale. Infatti, se notiamo la seconda versione, l’angelo trattiene le mani, e comunque i piedi rimangono sempre in vista.

 

Il martirio di San Matteo, ultimo della cappella Contarelli, ripropone il cielo astrale dei due precedenti con più accentuata drammaticità (transiti di saturno e Plutone opposti al Sole). Il torcersi delle figure, con il loro orrore nell’assistere al brutale atterramento del santo strappato all’altare, con la stupenda triangola tura del corpo del carnefice e soprattutto, con la violenza della luce, che colpisce con forza le parti salienti (l’assassino, il martire, il bambino, che fugge urlando, Nettuno transitante su Marte e opposto alla Luna). Nonostante quanto detto sui transiti, rimane la forza del Giove radix nei Pesci (la fede): il santo che sta per essere ucciso tende la mano e raccoglie la palma che gli viene tesa dall’angelo sulla nuvola, mentre in fondo al quadro, dietro il carnefice spunta appena il volto di Caravaggio, lontano quasi volesse nascondersi (Plutone opposto al Sole). Nel 1605 Marte transita sula luna opposto a se stesso ma trigono a Nettuno, Giove transita su Urano opposto a Nettuno e Saturno trigono al Sole. Altro rifiuto da parte della chiesa ma un successo per gli altri. E’ di questo periodo il quadro “La morte della vergine”, l’ultima opera di Caravaggio a Roma. Il 29 maggio 1606 durante una rissa per una banale discussione, causata da un fallo nel gioco della palla, il pittore è ferito (Marte opposto a se stesso) e a sua volta uccide il rivale. Due giorni dopo fugge da Roma: d’ora in poi errerà, cercando un rifugio e sperando di ottenere l’amnistia. Il quadro venne rifiutato perché ritenuto scandaloso. Iconograficamente l’opera era sconcertante, Maria è una donna qualsiasi sdraiata scompostamente su un asse, le gambe appena scoperte con i piedi in primo piano, inoltre Caravaggio si era ispirato ad una prostituta suicida ripescata dal Tevere.  Poco precedente a questa opera Caravaggio propone un’altra versione di Davide e Golia. Il pianeta della violenza si oppone a se stesso; il quadro è tematicamente aspro e ardito, la Luna, Giove e Nettuno inducono ad una richiesta di pietà. Davide osserva tristemente, come se fosse pentito e prova quasi un dolore per la testa di Golia autoritratto di Caravaggio, qui raffigurazione umile antieroica cristologica del mito come emblema del maligno. Siamo nel 1609, un anno prima della sua morte. I transiti ci mostrano Marte transitante su Nettuno, su sé stesso, su Venere, il Sole, Mercurio, Saturno; Giove e Urano transitanti opposto a Urano radix; infine Saturno transitante trigono al Sole. Caravaggio dipinge la resurrezione di Lazzaro,  sull’evento grava uno spazio vacuo, oscuro, ancora più incombente perché pervaso dall’ombra, allegoria di un presentimento; la visione di Gesù che addita Lazzaro con lo stesso indolente braccio della ‘Vocazione di San Matteo’ è accennata, quasi suggerita. È una replica pittorica della medesima estenuazione di Caravaggio, affaticato da una costante fuga attraverso l’Italia e in attesa di un perdono del papa, perdono che giungerà (Saturno trigono al Sole radix) ma non tempestivamente; l’artista verrà infatti ritrovato abbandonato sulla spiaggia della Feniglia in Toscana – se moribondo o deceduto è ancora da chiarire storicamente. La figura di Caravaggio ci appare tragicamente incerta: vittima o carnefice? Sicuramente un genio.

Cristina Costantini 

email: postacristinacostantini@gmail.com

Laura Bottagisio

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